Chissà se sono mai veramente esistiti i Ciclopi, quelle figure gigantesche che la mitologia greca vuole con occhio solo. Tutti ricordiamo sicuramente Polifemo, accecato da Nessuno, che certamente non poteva godere di una vista ottimale.
Con un occhio solo non è ottimale la percezione della profondità, ma è comunque possibile: solo da qualche anno alcuni ricercatori americani hanno scoperto come anche un occhio solo, grazie a una piccola area del cervello, sia in grado di processare l’immagine, valutando il movimento del nostro corpo, e quindi determinare la profondità.
Due occhi però sono comunque meglio di uno, e grazie alla loro cooperazione possiamo vedere tutto ciò che ci circonda e che è materiale. Per vedere invece ciò che non è del tutto materiale, abbiamo evidentemente bisogno di un senso aggiuntivo a quello della vista, come potrebbe essere il sesto senso.
Combinazione vuole che, il sesto senso sia il senso legato al sesto chakra, detto anche chakra del terzo occhio. Il terzo occhio (anche noto come l’occhio interiore) nell’ambito di certe tradizioni religiose ed esoteriche è ritenuto un organo capace di percepire realtà invisibili situate oltre la visione ordinaria. Viene localizzato poco sopra la radice del naso in un punto centrale della fronte denominato Ajna, in sanscrito, all’altezza del bordo superiore delle sopracciglia. Governerebbe tutti gli organi che si trovano in prossimità di questa zona, quindi gli occhi, l’ipofisi, il sistema ormonale ed il sistema nervoso centrale, composto da cervello e midollo spinale.
Il suo nome sanscrito significa “percepire”, proprio perché dal suo centro hanno origine le nostre idee, i presagi e l’intuito. Il nostro guru interiore, ovvero la nostra parte saggia e lungimirante, risiede proprio in corrispondenza di questo chakra: Ajna è infatti connesso a tutto ciò che riguarda l’intuizione, l’immaginazione creativa, la concentrazione e la lucidità mentale.
Tornando all’aspetto materiale, quando i nostri due occhi cominciano a fare i capricci e non sono più in grado di vedere con i canonici dieci decimi, allora sappiamo che si può correggere la vista tramite gli occhiali, e quante volte abbiamo sentito l’espressione “avere quattrocchi” riferendosi all’uso degli occhiali.
L’unico animale che pare abbia avuto naturalmente quattro occhi, e non gli occhiali, è una lucertola vissuta svariati milioni di anni fa: la lampreda. Due occhi normali e altri due, non proprio uguali ai primi, con funzioni più che altro di orientamento: non sarebbero quindi degli occhi “semplici”, e cioè costituiti da un bulbo oculare, una lente e una zona sensibile alla luce (la nostra retina).
Sono i ragni ad avere più occhi semplici di tutti: possono averne da 6 a 8.
Se invece parlassimo di occhi “composti”, costituiti da unità ottiche elementari e autonome (dette ommatidi) che insieme danno la percezione delle immagini, allora il maggior numero di queste unità si trovano nella libellula, che può averne fino a 28 mila.