Se si cerca il significato della parola pinocchio, i dizionari indicano che si tratta del pinolo. Si, il seme di alcuni tipi di pini: quei semi affusolati bianchi e oleosi tipici della ricetta del pesto ed immancabili nel castagnaccio, nello strudel e nella caponata siciliana.
Nella storia del burattino, invece, Geppetto diceva “Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna. Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina.”
Sarebbe anche lecito pensare che Pinocchio, nascendo da un pezzo di legno, fosse in qualche modo legato ad un Pino, al suo seme e quindi a nuova vita.
Ma quell’occhio finale spinge a fare altre ipotesi, fino a quelle esoteriche che vedrebbero l’allusione alla ghiandola pineale, il terzo occhio (occhio-pineale) interiore, da non confondere con quello della fronte. Ghiandola che secondo la visione cartesiana sarebbe la principale sede dell’anima: quale miglior strumento per animare anche un pezzo di legno?
Un personaggio e una storia con un’affascinante concentrato di simbologia (degna di una loggia massonica, alla quale forse apparteneva Collodi) che ispira da più di 100 anni una vasta cinematografia a livello mondiale, e che si rinnova fino ai giorni nostri.
Geppetto ha quindi avuto ragione (ci ha visto bene!) nel dare il nome di Pinocchio, dicendo: “Questo nome gli porterà fortuna”.