Ovviamente non si sta parlando delle uova all’occhio di bue, quelle classiche al tegamino, un piatto estremamente semplice ma che può diventare gourmet se si impreziosisce, per esempio, con scaglie di tartufo bianco (da aggiungere rigorosamente solo a fine cottura direttamente sul piatto di portata).
Ovviamente non si sta parlando neanche dei biscotti occhi di bue, quei frollini fatti in genere da due dischetti in cui quello superiore lascia spazio al centro per contenere marmellate varie o cioccolato.
Se non si sta parlando di cibo, allora si potrebbe intendere (ma non è neppure questo il caso) il fiore occhio di bue: un fiore molto simile ad una margherita, di color giallo e che si trova prevalentemente in paesi a clima più arido dell’Europa meridionale. Saremmo però ancora lontani da qualcosa che riguarderebbe una migliore visione.
Si potrebbe allora parlare della pietra dal nome occhio di bue, una varietà di quarzo di color mogano. In cristalloterapia aiuterebbe, tra tante altre principali proprietà, a rinforzare la vista e a rendere gli occhi più resistenti.
Ciò che invece sicuramente fa sì che migliori la visione, soprattutto in teatro e più in generale nel campo dello spettacolo, è quello strumento chiamato occhio di bue o anche seguipersona. Questo strumento è in grado di emettere un fascio di luce ben visibile ed è quindi utilizzato per seguire ed illuminare i movimenti dell’artista rispetto a tutto il resto della scena che rimane al buio.
Il più noto modello di seguipersona è quello denominato Super Trouper, nome che ha dato il titolo nel 1980 all’omonima canzone degli ABBA.